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Cos'è la wellness mixology e perché va di moda

Oggi si sta affermando sempre di più un bere consapevole, i cocktail senza alcol e pochi zuccheri stanno diventando i protagonisti della mixology. Salute, motivi religiosi e sociali alla base di questa nuova tendenza di mercato

Filippo Cioni

Il mondo sta cambiando, è proprio il caso di dirlo, anche nella mixology (ovvero l'arte di fare drink). Le bevute analcoliche, al bar, al pub, in discoteca non hanno più un ruolo marginale nella mixology e quella che sembrava soltanto una tendenza è ormai una realtà: soprattutto i giovani amano sempre di più i cocktail con zero alcol. E' stato coniato il termine di wellness mixology – ovvero un bere più consapevole improntato proprio a consumare bevande più salutari dove la componente alcolica è un lontano ricordo e anche gli zuccheri sono ridotti al lumicino.

Se qualche anno fa uno di voi avesse chiesto al bancone di un bar una gin analcolico vi avrebbero presi per pazzi. Invece oggi è sempre più realtà e i numeri parlano chiaro. Nel mondo il mercato dell'analcolico si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari e le prospettive sono ancora più rosee: si parla di una crescita del 5% annuo per i prossimi cinque anni. La tendenza non risparmia nessuno tipo di bevanda: la birra, per esempio, già da alcuni anni viene prodotta anche analcolica ma è soprattutto il settore dei distillati a risentire di questa novità e in Inghilterra e Stati Uniti sta crescendo con numeri impressionanti. L'analcolico, insomma, non è più un comprimario, ma un vero e proprio protagonista della mixology. Gli addetti ai lavori hanno coniato anche il termine “mocktail”, ovvero cocktail finto, per indicare il cocktail senza alcol ma resta il fatto che il successo sembra inarrestabile. Il re, anche in versione analcolica, resta il gin, protagonista assoluto di questa fase della mixology e di cui oggi esistono numerose versioni.

Molti si potrebbero chiedere il perché di questa tendenza a bere meno alcol, i fattori possono essere molteplici. Sicuramente il primo è la salute: il consumatore è sempre più attento a cosa consuma e presta sempre maggiore attenzione all'impatto che la sua alimentazione potrebbe avere sulla salute. C'è anche un aspetto religioso da considerare: molte persone nel mondo per rispettare la religione di appartenenza non bevono alcolici (pensiamo per esempio agli arabi) e quindi alberghi, bar e pub di tutto il pianeta hanno dovuto per forza variare le loro drink list per soddisfare anche questi clienti.

Ci sono poi anche aspetti sociali che stanno spingendo verso la wellness mixology. A partire dalla sempre più marcata attenzione alla sicurezza stradale, del resto gli analcolici possono garantire a chi guida lo stesso una piacevole esperienza di bevuta. Anche la dieta ha un suo ruolo, soprattutto quando si avvicina l'estate, e poi va considerato che bere cocktail con una bassa gradazione alcolica o senza alcol, permette di bere più a lungo e questo favorisce la convivialità tra le persone. Sicuramente, e questo lo dicono gli esperti del settore, anche senza alcol si riescono a creare cocktail moderni, con prodotti particolari e originali, funzionali ai nuovi gusti dei clienti.

Il concetto del bere consapevole sta guadagnando sempre più popolarità, poiché le persone cercano alternative naturali, sane e gustose per soddisfare le loro esigenze di consumo. Gli addetti ai lavori spiegano che è possibile godersi una bevanda senza alcol che soddisfa il nostro palato e nutre il nostro corpo.

Alcuni esempi di wellness mixology sono per esempio i cocktail realizzati utilizzando ingredienti naturali di alta qualità, come estratti di frutta e verdura che apportano al corpo vitamine e antiossidanti, bevande fermentate come kombucha (che ha effetti benefici per l'intestino e il sistema immunitario), ginger beer, spezie ed erbe aromatiche da aggiungere alla bevuta al posto dello zucchero o degli additivi artificiali. La parte alcolica comunque non dev’essere semplicemente eliminata, ma va sostituita. Ecco che entra in gioco la capacità dei bartender che devono riuscire a trovare il mix perfetto di ingredienti. Spesso bevande gassate come acqua frizzante, limonata, ginger-ale e soda diventano la base perfetta che viene poi mixata con frutta, verdura e spezie.

Tra i cosiddetti mocktail più famosi c'è sicuramente il Mojto analcolico, nel quale il rum è sostituito con acqua tonica o acqua gassata e limonata. Altro mocktail molto in voga adesso è la Piña Colada analcolica nella quale al posto del rum viene usata una maggiore quantità di succo d’ananas e latte di cocco. Possiamo continuare così ancora per tantissimi altri cocktail, dal Bellini al Bloody Mary, tutti riproposti in versioni analcoliche. Tra i primi drink analcolici della storia c’è lo Shirley Temple, inventato all'hotel Royal Hawaien di Waikiki in onore della giovane attrice Shirley Temple, bambina prodigio degli anni Trenta, che è stato ripreso e reinterpretato da tutti i barman del mondo.

Fatto sta che questi drink stanno diventando sempre più popolari, tanto che nei locali ci sono dei menù appositi e vengono ideate ricette sempre nuove. I drink analcolici, in realtà, non sono certo nati ieri. Già a fine Ottocento si vendevano per accontentare anche i più morigerati. Ma solo tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento questi drink vengono raggruppati in una vera categoria e vengono chiamati “mocktails”. Oggi stanno letteralmente spopolando anche perché, come detto, i consumatori sono più consapevoli, curiosi ed esigenti: in generale, siamo più attenti a ciò che mangiamo e beviamo. Sul mercato assistiamo ogni giorno al lancio di prodotti che vogliono avere lo stesso gusto, odore e sapore di un cocktail a base di alcol, pur senza contenerlo. E per non accontentarsi, i consumatori sono disposti a pagare il giusto prezzo. Analcolico non è più obbligatoriamente sinonimo di economico. Secondo i dati statistici raccolti da Nielsen, dal 2015 questo settore è cresciuto del 506%. In Australia per esempio è nata “Lyre's” che produce distillati di altissima qualità, in Francia “Le petit Béret” si è invece guadagnato il ruolo di avamposto della produzione di vini alcol-free. Anche nel nostro Paese gli “alcolici analcolici” stanno conquistando ampie fette di mercato. A dimostrarlo il successo di proposte, piattaforme e negozi dedicati.

Insomma ora i drink senza alcol sono promossi da garanzie di qualità, ricette curate dai migliori mixologist e dalla buona nomea dei loro produttori. Il mondo della mixology è in forte cambiamento e per i bartender è un momento stimolante, alla fine hanno a che fare con prodotti di alta qualità che consentono miscelazioni interessanti e permettono di realizzare nuove creazioni.

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