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Bere

Alla scoperta della Distilleria Urbana fiorentina

Dal “Vermutte del Chianti” alla “Grappa della Felicità” abbiamo fatto un viaggio nella Distilleria Urbana fiorentina di Tommaso Pieri. Storia di alcolici new vintage, tra amore per il territorio e voglia di innovazione

Filippo Cioni

Non ci interessa creare l’ennesima copia di prodotti mainstream, né rincorrere le mode del momento. Vogliamo proporre qualcosa di unico, certi che ci sia ancora voglia di andare oltre il conosciuto”.

Così Tommaso Pieri, imprenditore fiorentino di 45 anni, ci presenta la sua distilleria urbana. Un'attività di produzione di alcolici davvero particolare, creata quattro anni fa a Firenze insieme ad altri due amici fiorentini. Nell'opificio di Coverciano Tommaso produce oggi una quindicina di prodotti, quello che colpisce sono i loro nomi. Si va dal “Vermutte del Chianti” all'amaro fiorentino “Assedio”, dalla vodka al caramello salato “Love kamikaze” alla “Grappa della felicità”, dal limoncello al ginger “Limonquelo” alla ratafia di amarene “Bloody Cherry”.

Tommaso ama definire i suoi prodotti new vintage. “Quello che facciamo è partire da una idea di bevuta per poi arrivare, dopo numerose sperimentazioni, alla ricetta che ci piace. Lo facciamo però nel solco della tradizione, i prodotti di partenza che utilizziamo per i nostri alcolici fanno parte della cultura tradizionale fiorentina. Poi ci mettiamo del nostro, creando qualcosa di unico nel proprio genere. Per esempio nella produzione del nostro Vermut abbiamo utilizzato da subito il vero vino toscano del Chianti, quello del contadino per capirsi. Poi ci abbiamo aggiunto una quantità di assenzio doppia rispetto ai Vermut commerciali e un mix di spezie infuse leggermente acidule che danno al nostro vino un carattere particolare”.

Prodotti insomma innovativi che però partono dalla tradizione. Questo il successo che sta caratterizzando oggi la distilleria urbana di Tommaso, prodotti venduti principalmente in bar, ristoranti e alberghi fiorentini ma anche online sul sito distilleriaurbana.it, una scelta necessaria nata durante l'emergenza Covid. La produzione conta oggi di quattro amari, tre alcolici linea bar e sette liquori. Tra questi ci sono anche due tipi di grappe, oro e argento, chiamate come la vecchia strada Chiantigiana, la 222 che da Firenze porta a Siena, e che raccontano in qualche modo la storia di questa terra.

“Per tutti i nostri prodotti abbiamo scelto nomi che sono scherzosi da un lato, ma dall'altro raccontano una storia, lasciano un messaggio, fanno riflettere – spiega Tommaso – ci piace andare controcorrente, convinti di andare nella giusta direzione senza però prendersi troppo sul serio. Penso per esempio alla nostra “Grappa della felicità”. La bottiglia nasce da una lunga ricerca di piante officinali dalle note antidepressive come l'iperico, la camomilla e lo zafferano che, unite insieme, vogliono essere un brindisi alla serenità. Oppure alla nostra ratafia di amarene, dove Bloody Cherry è una ragazzina ribelle che sogna di essere raccontata in una canzone rock, è il tatuaggio che non ti sei fatto ma che avresti sempre voluto. È la Lolita dei nostri prodotti, un vino aromatizzato dolce e leggero, che diventa una passione irresistibile. Adesso stiamo anche pensando a creare una vodka pacifista, visti i tempi che corrono crediamo che ce ne sia bisogno”.

Gli alcolici della distilleria urbana vengono prodotti in maniera totalmente artigianale in un opificio di Coverciano. “Cerchiamo sempre materie prime a chilometri zero, del territorio toscano – sottolinea Tommaso – anche le nostre bottiglie sono prodotte da una azienda locale. Vogliamo essere più autoctoni possibili, creando prodotti di qualità. Anche perché siamo noi i primi consumatori di noi stessi, e quindi pretendiamo l'eccellenza”. Non solo, ma anche la trasparenza gioca un ruolo molto importante. Infatti l'azienda ha scelto di utilizzare delle retro etichette, rompendo di fatto i canoni commerciali tradizionali. “Sulle nostre bottiglie tutte le informazioni del prodotto sono davanti e non dietro la bottiglia – spiega Tommaso – nella parte posteriore abbiamo lasciato solo il Qr Code per visitare il nostro sito e i codici per lo smaltimento. Tutto quello che deve sapere il consumatore sul prodotto è davanti, questo perché vogliamo essere chiari al 100% e rompere gli schemi”.

Un lavoro molto impegnativo quello che Tommaso porta avanti coi suoi collaboratori, ma che gli sta dando grandi soddisfazioni. “Anche perché oltre alla nostra linea di prodotti – conclude  - realizziamo anche alcolici conto terzi. Inoltre ci siamo impegnati per riutilizzare il vino e la birra invenduti durante i mesi di lockdown, evitando da un lato sprechi inutili, dall'altro aiutando i locali fiorentini a creare nuovi prodotti da vendere”.

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