Dalle mandorle nascono... oggetti di design e creme

Ecco come, in Sardegna, Sara Minnei e Daniele Murgia riutilizzano il mallo e il guscio in modo innovativo. Un'idea che guarda alla sostenibilità e alla filiera corta, riducendo a zero gli sprechi


  • 27.09.2022

VILLASOR (Cagliari). Due imprenditori agricoli che fanno coppia in tutti i sensi, un territorio ricco di specificità e un frutto - la mandorla - speciale. Quella di Sara Minnei e Daniele Murgia e della loro azienda Campidano Finest a Villasor (Cagliari) è una storia fatta di studio, ricerca, attenzione alle specificità locali e all’ambiente. E anche di capacità di trovare soluzioni nuove. Tanto da presentare un progetto di riutilizzo degli scarti della mandorla in grado di trasformare guscio e mallo in oggetti di design in legno e creme per il viso. Progetto che ha vinto gli ultimi Oscar Green regionali di Coldiretti Sardegna nella sezione “Fare Rete” e ha sfiorato il primo posto a quelli nazionali nella sezione “Creatività”.

«Io e Daniele abbiamo deciso nel 2017 di rilevare l’azienda agricola della sua famiglia - racconta Sara Minnei - che da sempre produceva frutta e ortaggi del territorio. Fin da subito abbiamo sentito l’esigenza di dare una nuova impronta e un nuovo impulso all’attività, ragionando su una coltura che potesse adattarsi al meglio alle condizioni climatiche della nostra area di produzione, rispettando il principio della sostenibilità. C’era bisogno di una coltura resistente e con poche esigenze idriche, ma anche che rispecchiasse l’identità e la tradizione. La scelta è ricaduta sulla mandorla».

Una decisione che sicuramente ha a che fare con gli studi dei due imprenditori, dal momento che Sara si è laureata in Bioecologia Applicata con una tesi sulla biodiversità del mandorlo sardo e Daniele in Ingegneria con una tesi sulla riqualificazione del paesaggio attraverso l’impianto di mandorli. Il destino, insomma, sembrava segnato fin dall’inizio per la coppia.

«Dopo molta ricerca - prosegue - siamo partiti con l’innesto dei primi alberi di varietà nazionale. Ma proseguendo nello studio, e in particolare grazie ad un corso sulla mandorlicoltura organizzato dall’azienda sarda Laore, abbiamo scoperto che la nostra regione ha moltissime varietà autoctone, tre delle quali perfette per noi per adeguamento e produttività: Arrubia, Cossu e Niedda. Si tratta di tre cultivar che producono un frutto particolare di grande qualità e che è perfetto per la realizzazione dei dolci tipici locali, per i quali si fa un grande utilizzo di mandorle. Si trattava di ciò che stavamo cercando, nell’ottica della valorizzazione delle aziende gastronomiche del nostro territorio. Così nel 2018 è iniziato l’innesto».

Un indirizzo, quello impresso da Sara e Daniele alla loro attività, che come dicevamo guarda con estrema attenzione alla sostenibilità, alla filiera corta, alla tradizione e anche alla collaborazione con altre realtà territoriali. Quella volontà di creare reti in grado di mettere in connessione e in condivisione saperi, pratiche, visioni. Un’attitudine che conduce Sara e Daniele a proseguire nel percorso di evoluzione della loro impresa e di trovare percorsi innovativi. È così che nasce il progetto premiato da Coldiretti Sardegna e portato agli Oscar Green nazionali.

«Nell’ambito dell’attività aziendale non volevamo fermarci al nostro recinto - spiega ancora Sara Minnei - ma cercare di invertire un approccio che purtroppo osserviamo spesso nel nostro settore e nella nostra regione: quello alla chiusura. Perciò abbiamo deciso di cercare delle soluzioni diverse per gli scarti che provengono dalle mandorle. Il mallo (l’involucro del guscio), infatti, solitamente viene utilizzato come concime, mentre il guscio viene bruciato. Grazie alle nostre ricerche e all’incontro con nuove realtà abbiamo scoperto che esistono destinazioni diverse».

Il mallo, infatti, è un ottimo nutrimento per le lumache, mentre il guscio può diventare il materiale perfetto per realizzare complementi d’arredo. «Abbiamo studiato il progetto di recupero degli scarti della mandorla coinvolgendo altre tre aziende, due del nostro territorio e una campana. Le prime allevano chiocciole: una a scopi alimentari (Helixarda) e una per la produzione di cosmetici attraverso la bava delle lumache (La Chiocciola e la Lavanda). Tra l’altro le proprietà antiossidanti e polifeniche della mandorla rappresentano un valore aggiunto proprio in quest’ultima produzione. La terza, Keep Life, è una realtà di Caserta che ha brevettato un composto che utilizza i gusci della frutta secca per realizzare oggetti di arredamento. È entusiasmante pensare che uno scarto che sarebbe stato bruciato possa diventare un’opera d’arte che racconta anche la nostra storia».

Insomma, una rete virtuosa che permette di non sprecare niente del frutto e di attivare un circuito di economia circolare che dovrebbe sempre più stare alla base di ogni produzione alla luce del cambiamento climatico e della crisi energetica.

 


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