Scopri il fascino senza tempo del caffè napoletano, una tradizione che va oltre la semplice preparazione di una bevanda. In questo articolo, esploreremo le radici storiche, il rituale della preparazione con la cuccumella, e il significato culturale di questa pratica che incarna l'anima di Napoli.
Il caffè arrivò a Napoli nel XVII secolo, grazie agli scambi commerciali con l'Oriente, dopo essersi già diffuso in diverse capitali europee. Molto prima di diventare un’icona partenopea, la sua fama era legata al fascino esotico della sua provenienza e alle complesse dinamiche legate alla coltivazione della pianta del caffè, che si sviluppò in territori lontani e caldi, segnando l’inizio di un rituale globale.
Fu nel 1819 che Jean-Louis Morize, un francese, inventò la caffettiera rovesciabile, che, grazie all'ingegno napoletano, divenne la celebre cuccumella. Questo strumento rivoluzionò il modo di preparare il caffè, diventando un simbolo della cultura partenopea.
La cuccumella, composta da due contenitori cilindrici e un filtro, utilizza la forza di gravità per estrarre il caffè, a differenza della moka che sfrutta la pressione del vapore. Realizzata inizialmente in rame o terracotta, oggi si trova anche in alluminio e acciaio, mantenendo però intatto il suo fascino tradizionale.
Il nome "cuccumella" deriva dal latino "cucuma", che significa "paiolo", sottolineando l'antichità e la profondità culturale di questo oggetto.
Preparare il caffè con la cuccumella è un rito che richiede attenzione e pazienza. Si riempie il serbatoio inferiore con acqua fino al foro di sicurezza, si inserisce il caffè macinato nel filtro senza pressarlo e si assembla la caffettiera.
Una volta che l'acqua inizia a bollire, si capovolge la cuccumella, permettendo all'acqua di filtrare attraverso il caffè e raccogliersi nel contenitore superiore. Per preservare l'aroma, si può coprire il beccuccio con un "cuppetiello", un piccolo cono di carta. Il risultato è un caffè dal gusto intenso e avvolgente, che racchiude in sé secoli di tradizione.
Il caffè sospeso è una pratica solidale nata a Napoli, dove un cliente paga due caffè ma ne consuma solo uno, lasciando il secondo per chi non può permetterselo. Questa usanza, simbolo di generosità e condivisione, è ancora viva in molti bar della città.
La tradizione ha avuto origine durante la Seconda Guerra Mondiale, come gesto di solidarietà in tempi difficili, e oggi rappresenta un esempio di altruismo e comunità.
A Napoli, il caffè è più di una bevanda: è un momento di socializzazione e un'espressione di ospitalità. Servito in tazzine di porcellana, spesso accompagnato da un bicchiere d'acqua per pulire il palato, il caffè rappresenta un invito alla conversazione e alla convivialità.
La "tazzulella 'e cafè" è un'icona della quotidianità napoletana, celebrata in canzoni, film e letteratura, che incarna lo spirito caloroso e accogliente della città.
Il caffè napoletano, con la sua storia, il suo rituale e la sua tecnica, è un patrimonio culturale che merita di essere conosciuto e preservato. Preparare una tazzina con la cuccumella non è solo un gesto quotidiano, ma un omaggio a una tradizione che incarna l'anima di Napoli.
In un mondo sempre più frenetico, prendersi il tempo per preparare e gustare un caffè alla maniera napoletana è un atto di resistenza culturale, un modo per riconnettersi con le proprie radici e celebrare la bellezza delle piccole cose.