L'acqua tonica di montagna che non usa il chinino

Per parlarvi di questa bevanda - che nel passato veniva anche usata per curare la malaria - siamo stati all'Agribirrificio Maso Alto (in Trentino) dove viene prodotta col luppolo per un prodotto davvero unico


  • 05.12.2023

LAVIS (TRENTO). Da medicina a soft drink e ingrediente fondamentale nella mixology. L’acqua tonica è una bevanda costituita da acqua, zucchero, aromi naturali e anidride carbonica. Il tipico gusto amarognolo che la contraddistingue è dato dal chinino e le sue proprietà terapeutiche stanno all’origine del suo utilizzo nella bevanda.

Nel XVIII secolo questa sostanza veniva utilizzata in una miscela con acqua come misura preventiva alla malaria. Questa era la procedura nelle zone colonizzate in India e Africa. Data l’ingente quantità di chinino utilizzata nel mix l’acqua risultava estremamente amara. Tanto che per renderla più gradevole alle truppe nacque l’abitudine di mescolarla con altre bevande aromatiche.

Ecco, così nacque il Gin Tonic: il distillato delle bacche di ginepro infatti era il preferito per il mix. Un sodalizio quello del gin e dell’acqua tonica che non accenna a passare di moda, il cocktail che ne deriva è infatti da anni uno dei più conosciuti e apprezzati.

Ma torniamo all’acqua tonica. Il responsabile delle bollicine all’interno della bevanda è il signor Schweppe che nel 1783 registrò un brevetto per aggiungere all’acqua l’anidride carbonica con un sistema industriale. Le bollicine così come il gusto piacevolmente amarognolo non hanno più lasciato l’acqua tonica. Tuttavia, seguendo un trend che si muove in parallelo in tutto il mercato dei drink e non solo le aspettative e i gusti del pubblico sono cambiati. Questo fenomeno ha lasciato spazio alla nascita e alla produzione di acque toniche premium, da gustare insieme a distillati di qualità ma anche da sole.

In questo panorama di pregiati soft drink è nata nella regione più a nord di Italia, il Trentino, una nuova acqua tonica “di montagna”. Questa bevanda, atipica per cesti aspetti, si allontana dal sentiero tradizionale perché per raggiungere il corpo amarognolo invece del classico chinino viene utilizzato il luppolo.

In Agribirrificio Maso Alto infatti la politica di produzione dell’azienda abbraccia una circolarità virtuosa che comincia con la coltura di orzo distico biologico e luppolo biologico e prosegue con l’utilizzo di acqua di sorgente che sgorga proprio nei loro terreni.

“Siamo appassionati di birra da tempo immemore e abbiamo aperto la nostra attività 10 anni fa” - ci spiega Leonardo Rizzini, uno dei soci. Cominciò tutto con un locale e poi sono diventati due. L’intenzione di aprire un birrificio c’era già da anni e la location che hanno deciso per il loro progetto è un luogo magico. Il laboratorio è circondato dal bosco e dai vigneti, una vera chicca.
Il legame con il territorio sta alla base della produzione e infatti tra le loro offerte ci sono delle birre stagionali veramente interessanti. Un esempio la “Avec Amour”, che viene prodotta solo in inverno con neve delle Dolomiti e aghi di Pino Mugo della Val di Cembre. E ancora, la “Mit Liebe Sauvignon”, caratterizzata dall’aggiunta in fase di bollitura di mosto d’uva Sauvignon ricavato dalla vendemmia nei campi di proprietà adiacenti al birrificio. Anche in questo caso la produzione è relegata ad una parte dell’anno, settembre, ovvero il momento della vendemmia.

Leggendo tutto questo si capisce come mai in casa Maso Alto siano riusciti a dare una così forte identità anche alla loro acqua tonica. Ma le origini che stanno alla nascita della bevanda sono curiose e quasi divertenti. Nel laboratorio infatti utilizzano un macchinario di altissimo livello per l’imbottigliamento isobarico.

“La Ferrari degli impianti di imbottigliamento” - come lo ha definito ridendo Leonardo dell’Agribirrificio - veniva utilizzato solo 2 o 3 volte a mese. Un peccato che non poteva rimanere tale. Decisero quindi, nuovamente, di realizzare un prodotto in più rispetto al territorio che tanto li ha ispirati, utilizzando l’acqua purissima della loro sorgente e il luppolo biologico nei loro terreni. Il risultato è arrivato dopo tanto tempo di sperimentazione, va detto. Ma le ricerche “empiriche”, come le hanno definite, hanno colto subito nel segno. Insieme all’acqua di sorgente e il luppolo, gli estratti di genziana e ginepro hanno regalato alla bottiglia il sapore di montagna che cercavano.

L’unicum raggiunto con la loro formula di montagna è una esperienza assolutamente da provare. Il prodotto si presenta senza correttori, conservanti e coloranti, una scelta coerente  per una produzione più sana e più giusta.

Lo diciamo spesso: abbiamo un debole per i prodotti e per i marchi che partoriscono le loro idee dagli ingredienti della loro terra. In casa Maso Alto questa filosofia è la spina dorsale di tutto il progetto e proprio per questo le loro birre e la loro acqua tonica di montagna ci hanno attratto dal principio.Insomma, vi va di provare la loro tonica con del ghiaccio, una scorza di limone e un rametto di rosmarino selvatico?

 

 

 

 

 


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